Para vivir bien: viaggio nella Bolivia biologica

di Luca Conte e Andrea Giubilato

29 aprile - Tiquipaya

Al mattino visitiamo la Granja Pairumani, una grande fattoria a nordovest di Cochabamba dove si allevano vacche da latte col metodo biologico.

L’azienda è molto bella ed è gestita dalla Fondazione Simon Patiño; ci fa da cicerone il direttore Josè Sanchez. La fattoria è stata costruita nel 1917; nel 1935 vengono importate dall’Europa 400 vacche Frisone con l’obiettivo di costituire un centro di miglioramento genetico.

Nel 1998 la Fondazione decide di fare una seria valutazione sulla qualità dei terreni e arriva alla conclusione che essi, a causa del basso tenore in humus e dell’elevato grado di compattamento, sono molto impoveriti, quasi morti; parallelamente fa una valutazione sulla qualità biologica del bestiame e la classifica come scadente, con animali dai molti problemi sanitari. È allora che Pairumani decide di passare al biologico.

La sua missione oggi è quella di studiare e promuovere le diverse tecniche di allevamento della vacca da latte che si fondino su metodi agroecologici (biologici) e di proporsi come uno dei centri zootecnici di riferimento per l’America Latina.

La fattoria gestisce 500 ettari di terreni di cui 130 a bosco, 200 a pascolo, 170 a colture foraggere; in questo periodo in allevamento ci sono 240 vacche da latte di cui 100 in produzione. Alle vacche non sono tolte le corna, la monta è naturale, i vitelli non sono separati dalle madri, le cure veterinarie sono gestite con l’omeopatia e la fitoterapia (ci vengono mostrate diverse piante medicinali normalmente somministrate), il benessere animale è perseguito ovunque.

Grazie ai regolari apporti di letame compostato e ad un’attenta gestione del pascolo, nell’ultimo decennio il pH dei terreni è passato da 5,6 a 6,7 e il contenuto di humus dall’1,2 a 2,8%; il parametro di riferimento per l’humus è quello dei pascoli della regione che mediamente è solo dell’1% e l’obiettivo che s’intende raggiungere nel prossimo decennio è il 4% di humus.

Oggi a Pairumani la produzione media giornaliera di latte è di 19,5 litri per vacca, mentre quella delle “migliori” aziende convenzionali della regione è di 21 litri. Il latte viene venduto crudo oppure trasformato in yogurt e questi prodotti non sono mai proposti a prezzi inferiori a quelli delle aziende private (per non esercitare concorrenza sleale, Pairumani è una fondazione). Lasciamo Pairumani e ci rechiamo poco lontano a visitare un impianto di fitodepurazione delle acque reflue ad uso domestico realizzato in una scuola elementare: grazie ad un sistema di tubi e vasche, l'acqua viene depurata da sostanze indesiderate per mezzo della capacità assorbente delle radici di particolari piante: il liquido che ne risulta è limpido, non potabile, ma idoneo all'irrigazione degli orti della scuola.

Ci spostiamo a Tiquipaya per pranzare e qui incontriamo Ivan, un tecnico di AOPEB, che ci ha organizzato un incontro con l’alcalde (sindaco) della cittadina che è diventata municipalitad écologica (comune biologico). Nazario Espinoza è un giovane alcalde e di professione fa l’agricoltore; molto gentilmente ci dedica del tempo per una breve lezione su cosa sia una municipalitad écologica e per spiegarci di come la “certificazione partecipativa” stia aiutando le piccole e le micro aziende a passare al biologico e quanto grandi siano a Tiquipaya i benefici per i coltivatori, i consumatori e l’ambiente. Ci viene da pensare che sono più avanti qui che in Italia.

Salutiamo il sindaco e ci spostiamo di poco per conoscere Aldeas Sos, un’associazione di donne campesine che coltiva ortaggi coinvolgendo anche persone svantaggiate. Siamo in un paese povero, i contadini non hanno abbastanza soldi per scavare pozzi e comprare impianti per l’irrigazione che, laddove possibile, si fa soprattutto col metodo a scorrimento, attingendo acqua dai torrenti; di conseguenza, ci pare molto interessante la sistemazione delle aiuole sulle quali sono coltivati gli ortaggi.

Nella stagione secca i camminamenti sono sopraelevati rispetto al piano di campagna e delimitano le aiuole permettendo una più efficiente irrigazione per scorrimento, nella stagione piovosa le aiuole sono rialzate rispetto al piano di campagna impedendo che la zona interessata dalle radici delle coltivazioni si inzuppi d’acqua al punto da diventare asfittica.

Sempre nei dintorni di Tiquipaya, l’ultima tappa della giornata è l’incontro con Coraca Protal, una piccola cooperativa che produce miele (900 kg/mese) e peperone piccante essiccato (200 kg/mese di prodotto secco). Il peperone è così forte che la persona che lo sta trasformando in polvere lavora con protezioni agli occhi, pelle, e vie respiratorie e dobbiamo parlarci a distanza perché i suoi abiti da lavoro sono impregnati di polvere piccante che, anche all’aperto, ci fa bruciare gli occhi. È affascinante sentirlo raccontare che, a quattro ore di cammino da lì, si trova il villaggio dove sono coltivati i peperoni e dove troveemo anche la forma selvatica progenitrice di quella coltivata.