Para vivir bien: viaggio nella Bolivia biologica

di Luca Conte e Andrea Giubilato

2 maggio: Lago Titicaca - Isla del Sol

Da oggi ci spostiamo con un minibus da dodici posti (a La Paz il 90% dei veicoli motorizzati sembra essere questo) e il nostro nuovo chofèr si chiama Felix.

Il due di maggio in Bolivia si celebra la “Festa della fertilità” e nel nostro tragitto vediamo gruppi di persone riunite a festa, con abiti tipici e strumenti musicali, che cantano, ballano e mangiano; ci spiegano che questa è una giornata importante soprattutto per i giovani, quella giusta per fidanzarsi. Ci stiamo dirigendo verso il Lago Titicaca, ma prima abbiamo un importante appuntamento con due tecnici: Efraìm di UNAPA e Adolfo di AOPEB.

Ci aspettano presso la comunità Igachi, a metà strada tra La Paz e il Titicaca, in un bel ritaglio di altopiano ricco di pascoli, coltivazioni di patate, cereali e legumi. Il paesaggio è magnifico e i due tecnici ci portano in un campo di quinoa, dove un gruppetto di contadine ha appena iniziato a raccoglierla; a pochi metri i loro bambini giocano, una scena molto comune nel Sudamerica rurale.

Un po’ più in la, un altro gruppo di contadini (stavolta c’è anche qualche uomo!) sta raccogliendo patate. La patata coltivata sulle Ande è un po’ diversa dalla nostra, che appartiene alla specie Solanum tuberosum, ha tuberi di forma affusolata e con occhi (gemme) superficiali; la loro è il Solanum andigenum, dai tuberi rotondi, con occhi affossati ed è più buona. Ci spiegano che in quella zona il normale avvicendamento delle colture è il seguente: letame + patata, quinoa, due anni di avena, sei anni di incolto con ovini al pascolo (nelle parcelle lasciate incolte notiamo una certa presenza di leguminose erbacee).

I terreni coltivati dalla comunità Igachi sembrano fertili e ben gestiti, l’aspetto delle persone è sano, i villaggi dei campesinos hanno un bell’aspetto; una canzone boliviana dice “tierra fertil, hombres fuertes” (terra fertile = uomini forti): oggi è così, ma non lo è sempre stato durante il viaggio. A proposito di animali al pascolo: rimaniamo stupiti quando ci accompagnano a casa di una famiglia per vedere un biodigestore fai-da-te, allestito per la produzione di gas metano da usare per cucinare. Gli agricoltori recuperano un po’ di escrementi degli animali al pascolo, li mescolano ad acqua nel rapporto di 1 a 3 e con questa poltiglia riempiono un tubo di plastica, del diametro di circa 20 cm e lungo una decina di metri, che rimane steso sul terreno dentro una piccola serra di dimensioni 10 x 2 x 1 m (lunghezza, larghezza, altezza).

L’anaerobiosi ed il calore fanno proliferare le popolazioni di batteri produttori di metano il quale, per via del suo stato gassoso, esce dal biodigestore attraverso un tubo di gomma più sottile che arriva fino in cucina; il tubo è munito sia di rubinetto, sia di uno sfiato per il “troppo pieno” visto che la produzione di metano può esserci anche quando non serve.

In questo modo vengono sfruttati processi biochimici simili a quelli che interessano la digestione nei ruminanti (grandi produttori di metano). Dopo una settimana di lavoro microbico, il materiale di partenza esausto viene spinto fuori dal tubo ed usato come fertilizzante (anche fogliare) previa diluizione in acqua nel rapporto 1 a 20. Per soddisfare le necessità di gas metano di una famiglia, servono gli escrementi di tre vacche; ci dicono che i migliori risultati si hanno quando i bovini mangiano anche erba medica.

Riprendiamo il viaggio e raggiungiamo il lago Titicaca. Il minibus ci lascia a Copacabana dove ci aspetta Eusebio che col suo battello ci porterà all’Isla del Sol. Eusebio ha 35 anni e fa parte della comunità Challa, etnia Aymara, che ci ospiterà oggi e domani; è un curandero: da giovane è stato colpito da un fulmine e per alcuni minuti ha perso conoscenza, da allora ha acquisito la capacità di dialogare con alcuni animali, così come di guarire le persone, qualità che tutta la sua comunità gli riconosce.

Il lago Titicaca è a 3810 m di altitudine ed è lungo più di 100 km, per metà in Perù e per metà in Bolivia, è circondato da montagne, l’acqua è pulita, di un bel colore azzurro ed è ricca di trote.

Le montagne a ridosso del lago sono state tutte terrazzate dagli Incas e molte di queste sistemazioni sono state mantenute efficienti fino ad oggi e sono coltivate a cereali, patate, legumi; il resto è mantenuto a pascolo magro, dedicato soprattutto alle pecore.

Dopo un’ora e mezzo di battello arriviamo all’Isla del Sol che il sole sta tramontando e, all’insaputa di tutti (guide ed accompagnatori inclusi), troviamo tutta la comunità Challa ad aspettarci al molo con tanto di banda musicale e vestiti tipici.

Chi se l’aspettava? Dopo le musiche e le danze di benvenuto, il capo villaggio Estèban ci saluta con un discorso pubblico e ci spiega com’è organizzata la comunità.

Dopocena, continua il nostro incontro con la comunità, dopodichè a gruppetti veniamo accompagnati nelle case delle famiglie che si sono rese disponibili ad ospitarci.